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Ugo Gregoretti


 

Emanuela Catalano, profonda conoscitrice del mondo artistico e teatrale, ci parla in questo articolo di Ugo Gregoretti, un grande della cultura italiana, di origine campane, purtroppo scomparso recentemente.

 

 

Ugo Gregoretti Ugo Gregoretti premiato con il Nastro d'Argento alla carriera (2010)

Abbiamo perso un grande amico, un artista, un uomo di cultura da ammirare perché nei suoi ottantotto anni di vita ha affermato, in ogni scelta, in ogni lavoro o comportamento di amare la libertà.
Dante nella sua "Commedia" di questo principio direttamente correlato alla natura umana tanto quanto l’atto stesso del respirare che ci mantiene in vita, ce ne ha lasciato una perfetta ed icastica definizione: "Libertà vo’ cercando che si’ cara come sa chi per lei vita rifiuta"(verso 71, I Canto del Purgatorio. Virgilio presenta Dante a Catone l'Uticense che per mancanza di libertà si era tolto la vita).

Ecco, Ugo Gregoretti che nella sua esistenza terrena ha percorso moltissimi sentieri dell’arte con uno stile particolare, personalissimo, ha fondato il suo vivere su questo assunto punto. Egli ha mantenuto sempre integra la sua libertà di uomo e, come Catone, le ha sacrificato la sua vita, o meglio, ha sacrificato alla sua cara Libertà il successo a tutti i costi, quello che ti porta ad essere additato, riconosciuto da tutti, sulle copertine dei rotocalchi, sulle copertine mondane, nei ritrovi di chi conta. Fedele al suo più profondo sentimento, pur vivendo in un mondo mutevole e costruito, come quello della "finzione scenica", nelle sue diverse accezioni dai palcoscenici teatrali al piccolo schermo ai set cinematografici.
I malpensanti potrebbero concludere che tutto ciò è stato per mancanza di talento o di ambizione. Ma la lettura attenta e precisa del variegato corpus artistico prodotto da Ugo Gregoretti ci permette di riconoscere in tutti i suoi lavori la volontà di mantenere la sua libertà, la sua idea di vivere, la sua intrinseca etica individuale che non gli permetteva di scendere a compromessi per un facile successo.
Il suo attento gusto estetico e culturale lo ha sempre guidato, al di là delle mode, delle amicizie, degli ambienti "giusti" o delle giuste tessere politiche. Tessere che aveva, ma preferiva tenere da parte per seguire sempre la sua libertà mentale, le sue scelte anche scomodamente culturali, lontane dal concetto di far soldi con l’arte.
Amava seguire i tempi propri della sua anima, guardandosi attorno con gli occhi vivaci e avidi di un bambino, sino all’ultimo, era questo il modo con cui metteva in moto le sue "cellulette grige" e così come Poirot trova l’assassino, Gregoretti trovava ciò che voleva analizzare con le sue immagini.
Aveva origini aristocratiche beneventane e la sua caratteristica nonchalanche è ben percepibile nella sua innata ritrosia e delicatezza ravvisabili nei suoi comportamenti di uomo e di regista.

Mai a caccia di premi, lontano da quelle ideologie che hanno condotto altri "compagni" a solidi e duraturi successi protetti dall’occhio del potere. Sempre guidato dalla sua curiosità umana ed intellettuale a ricercare tematiche spesso controcorrente, palesemente anticonformiste, spesso sperimentali, mai del tutto allineate.
Non sempre il mondo della produzione, cioè dei finanziatori, lo sceglieva poiché era difficile che i suoi lavori fossero "di cassetta".
Tutta la sua produzione è segnata dalla personale poetica gioiosa, ironica, talora giocosa, ma spesso anche sarcastica e grottesca.
Ho già parlato di una delle sue opere cinematografiche più interessanti: "Le belle famiglie", nella quale ha diretto anche Totò in una meravigliosa ed alta prova di attore.
"Ogni morte di uomo ci diminuisce", come diceva il poeta inglese John Donne, ma la scomparsa di Ugo Gregoretti impoverisce l’Italia e il mondo culturale di un protagonista intelligente e originale, sempre fuori dalla mischia ma al contempo vigile sull’autocritica e sul paradosso, cose ormai ampiamente desuete.



Firenze 6/7/2019


Emanuela Catalano

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