Natale in casa Cupiello
con Sergio Castellitto
RAI 22/12/20
Emanuela Catalano, autrice di numerosi saggi sulle opere di Eduardo, ci propone questo suo articolo dedicato alla edizione televisiva di "Natale in Casa Cupiello " andata in onda il 22 dicembre, con il ruolo principale affidato a Sergio Castellitto
E' appena terminata la messa in onda di una nuova edizione della Commedia "Natale in casa Cupiello" di Eduardo, voluta dalla RAI per celebrare il 120° dalla nascita dell’Autore, e sul fatto in sé non c’è che da plaudire.
Rileviamo anche subito che il gradimento del pubblico c’è stato, pare che oltre 5 milioni di italiani abbiano voluto reincontrare Eduardo.
Per me non è nulla di nuovo, da sempre vado dicendo che il teatro interessa gli italiani e che deve essere presente in televisione, non per far chiudere i teatri ma per far avvicinare tutti al teatro, perché il teatro, nato nell’antica Grecia, era per tutti, ma proprio tutti, i cittadini della polis di Atene.
Il teatro in televisione deve essere come un ciottolo nello stagno, creare una ridondanza che porti il telespettatore a teatro per partecipare ad un rito che è magia e vita nel contempo.
Quindi il pensiero, l’idea, di fare una nuova edizione di un testo teatrale è da premiare.
Ma un’idea buona non basta, ci vuol altro, e questo la Rai lo sa, ha già fatto le prove con Massimo Ranieri, qualche anno fa. Non era andata troppo bene, e pure Ranieri è napoletano ed in qualche modo è stato una sorta di ammortizzatore tra il testo, l’autore e le attrici scelte, alcune veramente ottime, ma nuove a quei testi ed al dialetto partenopeo.
Qui si è scelto un attore di gran nome, non napoletano, un regista giovane napoletano e pluripremiato, ed un cast sicuro di attori napoletani, più o meno noti, ma di sicure capacità teatrali.
Regista Eduardo De Angelis che, sulla carta, poteva essere quello giusto, già oltre un interessante inizio di carriera.
Il grande nome, Castellitto, attore caro alla Rai, che gli ha fatto interpretare di tutto, da Coppi a Padre Pio, da Don Milani a Enzo Ferrari, che ormai è prevalentemente attore di televisione e cinema, e che comunque con quest’autore non si è mai misurato.
Io avrei scelto Servillo, forse meno introdotto alla RAI ma che Eduardo lo ha messo in scena senza compromessi e con ottimi risultati, ma anche Mariano Rigillo, sarebbe stato bene in quel cast, e, volendo cercare a tutti i costi un non partenopeo io, ad interpretare Luca, un personaggio fuori della mischia, tutto calato nel suo Presepe, ci avrei visto piuttosto Bonacelli, un attore ottimo che in certi personaggi in bilico tra realtà e scollamento è molto a suo agio.
Trovato il cast si fanno le prove con il testo, ma i testi di Eduardo non sono testi da recitare senza approfondirne la genesi, i contenuti, i rapporti intimi con l’Autore per cui quei testi sono stati vita e motivo di vita: figli.
I testi sono per Eduardo pezzi di sé stesso, non è un letterato che ci narra in dialoghi una storia. La storia stessa dell’uomo Eduardo è teatro.
Egli è cresciuto dentro un teatro, in perenne conflitto con un padre ad un tempo desiderato ed odiato, copiando ogni giorno un diverso testo teatrale, dato che non voleva andare a scuola, in forzata obbedienza a quel padre anch’egli autore/attore.
Non si tratta di "personaggi in cerca d’autore", i personaggi di Eduardo appartengono alla vita vera fuori dalle scene, ce lo dice proprio l’Autore nella "Prolusione all’Accademia dei Lincei" sono presi dalla realtà, appena mutati nei nomi, poco adattati nei modi.
In questi personaggi veri, che seguono la ricerca spasmodica di verità che animava Eduardo, non si può entrare a gamba tesa, forti di un mestiere e di una notorietà. L’attore li deve assecondare nella loro umanità e non cercare di emergere in loro col proprio talento.
Ricordiamo la cautela ed il rispetto che lo stesso Eduardo tributava in scena a questi personaggi, talora sunti di persone da lui amate, immortalate, attraverso l’elaborazione della scrittura teatrale all’interno della sua profonda e dolorosa poetica che è quella che crea l’unità di tutto ciò che Eduardo ha fatto, detto, scritto e recitato.
Il protagonista è Luca Cupiello, ed il suo nome non è casuale, Luca era il nome del nonno materno di Eduardo, un nonno che per lui è stato il padre che lo ha cresciuto.
Eduardo nasce a Napoli, il 25 Maggio 1900, figlio di una madre nubile, Luisa De Filippo e di padre NN (non nominato) a causa delle impietose regole di quei tempi. Il suo padre biologico lo incontrava tutti i giorni a teatro, dove doveva dissimulare chiamandolo "Commendatore", perché un altro bambino aveva titolo per chiamarlo papà. Le tenerezze, le giocosità, gli insegnamenti del padre, Eduardo li ebbe, così come il cognome, dal Nonno materno Luca De Filippo.
Quando a sua volta Eduardo ebbe dei figli li chiamò come le persone che gli ricordavano gli affetti più cari, Luca, il nonno e Luisa, la madre.
Luca Cupiello è tutto l’opposto dell’uomo di successo, un uomo modesto, incurante del denaro, la cui vita è colma di amore, e se attorno a lui non trova comprensione, si rifugia in un affetto più sicuro, il Presepe, a cui dedica amorevoli attenzioni, affanni e profondo orgoglio. Il Presepe per Luca è la famiglia che con Concetta non è riuscito a creare se non nelle intenzioni e nell’apparenza.
Ora non mi riesce di pensare Luca Cupiello che fuma il sigaro, che gesticola e fa il presepe con il sigaro pronto per tirare una boccata.
Il sigaro lo fumano i "cumenda" milanesi, le persone arrivate e sicure di sè. Non certo Luca che fa "l’uomo di fiducia" in una tipografia da una vita, e di questo umile ruolo è appagato, Concetta poi, pensa che i calzoni in casa spetterebbe a lei di portarli, figuriamoci quanto tormenterebbe il marito per i costi di quel vizio!
Anche le scene con i muri addirittura rotti e mancanti dei mattoni mi sono parse piuttosto esagerate, ma mi ha fatto nuovamente grande dispiacere l’apertura del secondo tempo dove, sulle musiche d’inizio si intravvede Concetta che tracanna vino direttamente da una bottiglia! Più avanti nella scena Luca, senza mutare il testo, solo con un’occhiata ed un’intonazione allusiva, sottolinea l’alcoolismo della moglie.
Il teatro di Eduardo ha molte eroine femminili, vedasi per tutte Filumena Marturano, esse sono più o meno positive, ma per tutte la maternità le rende sacre, intoccabili, anche Filumena che, di mestiere, lavorava in un lupanare.
Concetta è una donna sfiorita, che pensa di avere subito una vita ingiusta, vive poveramente, con stenti, accanto ad un uomo che le pare le mille miglia lontano da quello che ha sposato in gioventù. Sbaglia nel voler educare i figli da sola, ritenendo Luca inetto, ma lo fa per troppo amore. Per povertà, spinge Ninuccia ad un matrimonio senza amore pensando che il danaro basterà a consolarla. Vizia Nennillo, e lo cresce "per la galera", come dice Luca, perché teme di vederlo allontanare con l’età adulta. Sbaglia Concetta e Luca glielo dice, ma non con livore, non con cattiveria, anche lui lo sa che è solo troppo amore per i figli. Mai Eduardo avrebbe fatto di una madre una beona, non avrebbe mai mancato di rispetto a quella amata figura.
Il sigaro e la bottiglia di vino sono due insulti che Eduardo ed il suo testo non meritavano.
Cosa hanno aggiunto alla commedia? Solo volgarità, sono cattiverie gratuite che qualificano male chi le ha operate.
Avevo creduto che si volesse celebrare Eduardo, non fargli uno sgarbo, per celebrare occorre rispettare, tanto più nel caso di un attore/autore come Eduardo.
Non è che si sia data una nuova e differente lettura del testo, si tratta solo di sberleffi, continuati con una ambientazione inutile negli anni ’50, con orpellose musiche vagamente americaneggianti, che rendono i fatti narrati fuori tempo rispetto agli anni ’30 in cui la commedia è stata effettivamente scritta. Ricordiamo che il primo Nennillo fu Peppino De Filippo, giovane di 25/26 anni, negli anni ’30, non certo il Commendatore De Filippo che tutti ricordiamo brizzolato e con gli occhiali fare coppia con Totò negli anni ’50!
Poi anche il testo è stato sforbiciato, personaggi spariti, battute tagliate.
Per dare al lungometraggio, un tempo preciso per la messa in onda nella prima serata televisiva.
Che si può dire di questo spettacolo? Un adattamento maldestro di Eduardo alla televisione, salvato in estremis da un cast napoletano che con il testo si è saputo rapportare benissimo, valga per tutti il Nennillo di Adriano Pantaleo. Marina Confalone lo sappiamo tutti quanto sia brava, dialogava addirittura con una lavatrice! Certo bere dalla bottiglia non è una sua idea, ha obbedito ad un ordine fallace della regia. Il sigaro credo che sia da attribuire a Castellitto, preoccupato del confronto con Eduardo, confronto che così ha perso.
Firenze, 23 Dicembre 2020
Emanuela Catalano
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