Il Carro di Mirabella Eclano è una delle manifestazioni religiose e popolari più seguite nel nostro Meridione. Il Professor Pugliese è uno dei massimi esperti di questa tradizione, avendo scritto, tra l'altro, una preziosa monografia sul Carro.
Il Professore ci racconta della manifestazione, per poi fornirci alcune interessanti informazioni storiche su questa grande tradizione popolare.
Qui Campania: "Professore cerchiamo di far capire a tutti in cosa consista la manifestazione del Carro di Mirabella Eclano."
Prof.Pugliese: "Il Carro è un obelisco costruito in paglia e montato su di un grosso carro da cui il nome; si può avere un'idea generica di cosa sia guardando i Gigli di Nola. C’è una differenza con i Gigli: anche in quel caso abbiamo una "macchina da festa"; il nostro Carro viene però trainato dai buoi, da ben 6 coppie di buoi; poi ci sono le funi che sorreggono l'obelisco, servono cioè a mantenere l’equilibrio per evitare che si possa rovesciare da un lato o dall’altro. Le persone addette alle funi sono chiamate funaioli.
Il Carro è nato come processione, ma non in onore dell'Addolorata, anche se oggi abbiamo una Madonnina sulla cima del Carro.
La forma fallica dell’obelisco di paglia rimanda ovviamente ai miti dell’antichità e quindi ai miti della terra, della fertilità, del grano che è mietuto ma che deve rigenerarsi.
Alcuni dati numerici: l'obelisco di paglia è alto 25 metri ed è diviso in sette piani chiamati registri; all'interno vi è una scala interna che consente di salire ai diversi piani.
I diversi registri hanno dimensioni differenti: man mano che si sale diventano sempre più piccoli, sia in superficie che in altezza. I funaioli sono tanti, chiunque voglia partecipare alla manifestazione religiosa lo può fare: mediamente ne contiamo a centinaia, mentre la folla che assiste alla Processione lungo il percorso supera anche le 20.000 unità."
Qui Campania: "La manifestazione in che data si tiene?"
Prof.Pugliese: "Siamo nel sabato che precede la terza domenica di settembre.
Le cose vanno così: a mezzogiorno si va incontro ai buoi che provengono dalla campagna accompagnati dalla banda musicale. Ci si incontra dinanzi alla Chiesa di San Francesco, e sempre accompagnati dalla banda si va verso contrada Sant'Angelo dove c'è il Carro. Qui i buoi vengono "aggiogati" al Carro.
A questo punto si aspetta il comando del Timoniere, figura di grande rilevanza nell'organizzazione della manifestazione, e finalmente la Processione può partire.
Dicevo della figura del Timoniere del Carro: si ricorda in particolare un grande Timoniere del passato, si chiamava Territorio. Era un contadino ed ebbe numerosi ammiratori: tra questi addirittura un generale americano, conosciuto durante la seconda guerra mondiale, che veniva ogni anno a Mirabella per incontrarlo e partecipare alla manifestazione.
La Processione si dirige quindi verso il centro di Mirabella, seguendo un percorso in discesa. I buoi sono sollecitati quindi solo parzialmente e, per motivi di sicurezza, il Carro è comunque collegato ad un trattore in grado di frenarne la discesa.
I funaioli vengono invece diretti da chi ha costruito e montato l'obelisco in paglia. Contribuiscono a dare indicazioni anche alcune persone che entrano nell'obelisco, collocandosi su diversi registri, sino al quarto (ricordiamo che in totale sono sette).
Volevo ricordare una grande famiglia di artigiani della paglia che hanno lavorato e continuano a lavorare per l'obelisco: i Faugno. Oggi vi lavora Giotto Faugno, Giotto come il nonno che fu un grande artigiano. Da ricordare che l'aspetto attuale dell'obelisco lo si deve sempre a un Faugno, Luigi Faugno, che modificò l'aspetto architettonico del Carro nel lontano 1927.
La sera, alla conclusione della Processione, ci sono poi i fuochi di artificio. Io vorrei sottolineare che il bello della manifestazione sta soprattutto nel vedere il Carro in movimento: io l'ho definito un "veliero" per il movimento che ricorda quello oscillante di una barca a vela con il suo grande albero.
Nel primo pomeriggio del sabato che precede la terza domenica di settembre, migliaia di persone raggiungono la contrada Sant’Angelo per partecipare alla "grande tirata". Simile a un gigantesco trofeo, da secoli il Carro si consegna puntuale ai suoi visitatori grandi e piccini. Opera di straordinaria bellezza, esalta i colori e il profumo del grano maturo. Altare per la Vergine Addolorata, racconta, in mirabile sintesi, la storia e la cultura di un popolo che seppe costruire, sui resti dei templi pagani, le chiese della cristianità.
Già gli antichi abitatori di Eclano, compresi tra la soddisfazione dell'essere e la preoccupazione del divenire, erano soliti allestire e trasportare carri augurali, ricolmi di grano appena falciato. Il carattere religioso e misterico dell'iniziativa rispondeva a molteplici scopi: ringraziare Demetra e le altre divinità paniche per il raccolto effettuato; consolare la terra piangente per essere stata violentemente spogliata del suo frutto più significativo; propiziare la rigenerazione del dio grano in vista del raccolto dell'anno successivo; vivere una giornata di festa.
Una svolta importante nell'allestimento del Carro si ebbe nel 1869, quando Stanislao Martini, un artigiano napoletano residente a Fontanarosa, progettò e realizzò un obelisco di sette piani, alto 25 metri e con una facciata di eccezionale bellezza. Di fronte all'importanza dell'opera, la Civica Amministrazione si assunse l'onere di provvedere alla sua conservazione, manutenzione e rifacimento.
Nei primi anni del Novecento, i lavori connessi al mantenimento del Carro furono affidati a Giuseppe D'Amore e a Prisco Alfonso Capodanno, entrambi valenti artigiani del luogo. La Grande Guerra determinò una pausa di quattro anni nell'allestimento e nel trasporto di quella che era diventata una vera e propria "macchina da festa". E quando nel 1919 il Carro processionale fu nuovamente allestito, le autorità sanitarie ne vietarono il trasporto a causa dell'epidemia che imperversava in Europa e che aveva cominciato a fare le sue vittime anche in Irpinia. In quella circostanza D'Amore e Capodanno, spinti dalla necessità di salvaguardare i pregevoli pannelli del rivestimento, pensarono si smontare l'obelisco tenendolo in piedi, invece di farlo cadere, come avveniva precedentemente. L'operazione riuscì e divenne prassi consolidata.
Ma il merito di aver fatto del Carro una vera opera d'arte, unica nel suo genere, spetta al cavaliere Luigi Faugno, che nel 1924 lo ricostruì totalmente dandogli l'aspetto architettonico che ancora oggi conserva. I diversi pannelli di paglia intrecciata o tessuta, che rivestono la struttura, rappresentano la ricapitolazione del meglio che si produce nel mondo in questo delicato settore, e si possono ammirare nel "Museo del Carro" o presso la bottega artigiana di Giotto Faugno.