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Calata San Francesco



di Antonio La Gala



 

Calata San Francesco è uno dei più antichi percorsi che nei secoli scorsi collegavano la collina del Vomero con il centro di Napoli, le cosiddette "salite". Infatti in passato essa si chiamava "Salita Vomero".
Che questa "Salita" si chiami "Calata" può suscitare qualche perplessità. In effetti una via in pendenza è contemporaneamente una salita e una discesa.
La distinzione fra le vie in pendenza che veniva fatta nell'Ottocento era questa: "Le vie erte son dette salite, se menano verso l’esterno della città, calate se conducono alla vecchia città; gradoni se hanno scaglioni; rampe se hanno più branche."

Nella pianta topografica di Napoli del Duca di Noja del 1775, questa Calata la troviamo indicata come "via che descende a Chiaja", ed in realtà Calata San Francesco, partendo da un punto di via Belvedere posto fra la Chiesa di Santa Maria della Libera e Villa Belvedere, scende fra le case fino alla Riviera di Chiaia. E’ denominata discesa Tasso fra via Aniello Falcone e via Tasso, e, successivamente, Arco Mirelli.

L'antica targa della CalataLa vecchia targa

Nel tratto discesa Tasso due targhe ancora visibili, ma nel tradizionale abbandono, ci ricordano che essa in passato era denominata "Salita Vomero", perché menava al "Villaggio Vomero" e inoltre che nell’Ottocento il Vomero  e l’Arenella facevano parte della Sezione Avvocata.
Secondo alcuni la denominazione San Francesco deriva dalla presenza, nella parte bassa del percorso, della chiesa e annesso convento di San Francesco, fondato da Leonardo Scarioni, un ricco mecenate di Prato, agli inizi del 1700. Secondo altri deriva dalla presenza, nella sua parte alta, di un complesso religioso dedicato a San Francesco di Paola costruito nel 1585, diventato, dopo vari passaggi, l'attuale Villa Giordano, villa che nel Seicento troviamo di proprietà dei Duchaliot.
Fino al 1926 la Calata segnava la fine di via Aniello Falcone, che prima di essere collegata in quell'anno con via Tasso, terminava, appunto, all’incrocio con la Calata.
In passato la discesa veniva chiamata "l’Imbrecciata"  perché consisteva in una scomoda gradinata. Oggi solo il tratto da via Belvedere a via Falcone è "carrozzabile".
Nonostante le manomissioni arbitrarie perpetrate soprattutto nel secondo Novecento, Calata San  Francesco conserva ancora una sua atmosfera d'altri tempi e alcune residue testimonianze storiche.
Nella prima metà del Novecento, oltre Villa Giordano, trovavamo Villa Bifani (civici 5 e 6); Villa Vellusi (n.7); Villa Zumbini (n. 12).  Al civico 39 un Convento di Suore Immacolatine; al n. 45 l'abitazione di Shottler, un cantante star canora del vicino ristorante D'angelo, e agli inizi degli anni Quaranta - al n. 15 - l’abitazione del pittore Guido Casciaro, figlio di  Giuseppe Casciaro.


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