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I gatti del Parco Miranapoli



di Mauro Ventura



Come sempre la scaramanzia è al confine tra realtà e fantasia.
Questa é la storia dei gatti del parco segnato dal numero 129 di via Petrarca.
Quando si  inizia  un racconto con - c'era  una  volta - ci si predispone ad una favola, ma talora lo si deve anche poter dire per fatti realmente accaduti.
C'era  una  volta dunque …  un gatto, forse paracadutato durante l'ultima guerra, su di una lingua di terra incolta della  collina di Posillipo.
Poco distante, a Villanova, la gente allora veniva a villeggiare.
La collina, il cospetto del mare e del Vesuvio sublimavano momenti di riposo e talora di convalescenza; un  pino in seguito divenuto famoso  troneggiava austero accogliendo coppie in luna di miele ed ambulanti con cartoline e frutta.
Quella  lingua di terra  era  mèta di scampagnate e forse addirittura  terreno di caccia. Oggi è il posto residenziale più ambito della città.
Il gatto era bello ma non lo sapeva. Sano e giovane, la natura intatta gli restituiva giorno per giorno l'ancestrale selvaticità e lo rinvigoriva sempre più.
Non molto lontano in una delle residenze 'stagionali' trascorreva i suoi momenti sereni una coppia di anziani nobili partenopei al seguito, è il caso di dirlo, di una gattina persiana di nome Flèur.
La sudditanza della coppia nei riguardi della bestiola era tale da far apparire quasi patologica ogni loro scelta, ormai solo in funzione della creatura.
Quando la vita volge al termine anche una giovane pianta viene proprio venerata  se non si ha un  figlio, un nipote a cui tramandare un pensiero o lasciare un proprio ricordo.
Flèur, con tutta la buona volontà, non poteva apprezzare tutto ciò e quella notte d'agosto al calore della stagione particolarmente afosa si trovò a dover sommare una particolare condizione fisiologica per cui ritenne opportuno prendere un po’ d'aria approfittando anche del sonno degli amabili nonnetti.
Dopo aver percorso qualche decina di metri di vegetazione si trovò di fronte a un ostacolo quasi insormontabile, un piede di fico che immetteva in un immenso prato verde curato esclusivamente dal vento, che ne aveva reso straordinariamente incantevoli le proporzioni e i contorni.
Si aiutò con le unghiette da manicure ed una volta in cima, sul bordo di un muro di tufo, si rese conto improvvisamente che di lì non sarebbe potuta più ridiscendere.
Emise un miagolio, forse di paura, forse di pentimento oppure per lo stato ormai non più recondito di eccitazione  e proseguì. Non tornò più.
I suoi cari padroni in seguito non se ne fecero facilmente una ragione ma trascorsero meno felicemente gli spiccioli della loro vita.
Il gatto era lì, erano giorni e giorni che pensava di essere solo al mondo, ebbe un sussulto quando vide Flèur col suo folto pelo persiano.
A questo punto diamo un nome anche a lui. Otello mi sembra adatto, non per la gelosia mancandone ovviamente i presupposti, ma solo per il suo nero corvino totale, tanto da far ritenere un difetto il giallo dei suoi grandi occhi.
Il guaio è che anche Flèur era nera anche se i  residui di cipria  profumata le dessero un ombra di innaturale discordanza cromatica.
Certamente Flèur era più nera di Otello.
Dopo circa due mesi, manco a dirsi, nacquero sei pezzetti di carbone a forma di gatto e la serenità dei genitori li fecero presto crescere sani e forti.
Contrariamente alla genetica umana, nel caso dei gatti, e di due razze diverse, gli incroci incestuosi non arrecano quasi mai danni alla discendenza.
A distanza di qualche anno su quella lingua di terra presidiata dai primi palazzi dei pionieri del ‘boom edilizio’ c'era un congruo numero di piccoli felini neri, identici.
Quel terreno non c'è più, al suo posto sorge Parco Miranapoli.
I gatti sono sparsi qua e là fra le varie palazzine e ne sono proprio tanti.
Se ne incontri uno variopinto è sicuramente in visita nel parco.
Ma cosa  significa un parco con i suoi viali colmi di gatti neri?
Una serie continua di inconvenienti!
C'è gente che non esce di casa per mesi, uomini, donne e bambini sono spesso fermi per strada in attesa che qualcuno li preceda dopo il passaggio di uno dei tanti gatti.
Si  racconta che una notte d'agosto una macchina è stata ferma due ore prima che salisse dal verso opposto qualche inconsapevole malcapitato a cui dare la salutare precedenza.
Ma è solo un fatto di 'colore' come ce ne sono tanti. Di certo qui vive una moltitudine di persone comunque condizionata.
Non si possono ricevere visite. Negozianti e ambulanti rifiutano questa piazza.
Perfino i topi evitano la zona e non per paura ma per sola scaramanzia. I pochi cani  'privati'  se ne stanno chiusi in casa ed incrociano le zampe.
Un giorno comparve un micione rosso. Si ebbe una sommossa razziale, il micione si rotolò in un bidone di catrame ma fu subito scoperto e di lui non se ne ebbe più traccia.
I portinai degli stabili camminano a zig-zag, una bancarella di amuleti staziona costantemente all'ingresso del parco, gli scolari nei loro temi parlano di foche, struzzi, stambecchi,  rinoceronti e delle  bestie più rare, le mosche hanno cambiato colore, i merli, a mo' di lasciapassare espongono disperatamente il loro becco giallo; la gente sogna un parco azzurro, strade  rosa e millepiedi variopinti che attraversano la strada.
I contenitori dei rifiuti vengono opportunamente trattati a distanza con lancio di sacchetti per il pericolo di incappare in una delle fatali creature.
Due distinti signori un giorno discutevano animatamente sulla opportunità di procedere oltre sul loro cammino; uno dei gatti era stato così rapido da passare addirittura due volte dinanzi  a loro.
Il  primo sosteneva che questo fatto raddoppiava la sventura, l'altro ribatteva che quel 'ritorno' annullava ogni maleficio.
Qualcuno si è rivolto alle autorità politiche ed ecclesiastiche che hanno sempre risposto di avere ben altre gatte da pelare.
Questi e molti altri episodi si susseguono continuamente agli occhi degli abitanti sempre meno sorridenti.
Tuttavia qui le piante sono ancora verdi, i colori dei bimbi sono sempre stupendi, il cielo ed il mare sempre blu e poi Otello e Fleur non vedevano certo oltre il loro amore.
Tutto sommato, quando incontro uno di questi gatti io me lo faccio pure passare davanti, poi lo fermo, lo accarezzo sotto la gola e mi accorgo che mi fa le fusa.

 

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