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Ciro Ferrara II

 

I tifosi salernitani ricordano con particolare affetto un giocatore che ha dato molto alla loro squadra; è un ricordo poi collegato alle due stagioni "storiche" della squadra granata: quella della promozione in Serie B del 1989-90 e quella, clamorosa, della promozione in Serie A del 1997-98.
Stiamo parlando di Ciro Ferrara, giocatore che a Salerno ha lasciato il cuore, giocandovi più di 200 partite di campionato e detenendo, così, per lungo tempo il record delle presenze nella squadra salernitana.
Ciro Ferrara ci ha rilasciato un' intervista; ripercorriamo così alcuni momenti importanti della sua vita sportiva.

 

 

L'omonimia con Ciro Ferrara



Ciro Ferrara II

Abbiamo incominciato entrambi nelle giovanili del Napoli. Lui arrivò due anni dopo di me. Eravamo entrambi difensori: lui, però era il classico marcatore implacabile, io ero, così si diceva all'epoca, un fluidificante di sinistra.
Avevamo lo stesso nome, lo stesso cognome, eravamo due difensori ed eravamo poi entrambi nati nel 1967.
Per distinguerci, lui era Ferrara I ed io Ferrara II, in quanto Ciro era nato qualche mese prima di me.
Con gli arbitri all'appello prima della partita nasceva sempre qualche equivoco!
In squadra venivamo chiamati con i nostri soprannomi: lui era Stielike, perché dicevano assomigliasse al forte difensore tedesco, io ero più semplicemente don Antonio, per una mia teorica rassomiglianza con Totò.
Del grande Ciro ho sempre apprezzato la sua capacità di concentrazione, caratteristica questa che forse a me è un po’ mancata; Ciro era capace di essere concentrato sull'avversario anche per 95 minuti!


  
La promozione in Serie B

 

Nel mio quarto anno con la Salernitana, ho vissuto un momento eccezionale. La Salernitana era in Serie C da ben 24 anni; la proprietà punto alla promozione con un piano biennale; le cose andarono invece bene subito al primo anno.
La squadra era molto forte; ricordo il grande Agostino Di Bartolomei e anche diversi giocatori di categoria ma di grande livello come Della Monica, Pecoraro, Donatelli.  

 

Di Bartolomei

 

Un ricordo particolare va al grande Agostino Di Bartolomei che venne da noi a Salerno per il suo ultimo campionato da giocatore.
Un grande uomo, un fratello maggiore per tutti noi. All'apparenza burbero, ma sempre disponibilissimo, pronto ad aiutare chiunque, prodigo di consigli nei confronti dei più giovani.
Il primo negli allenamenti, sempre concentrato. Giocò da centrocampista segnando 8 goal e illuminando la squadra con la precisione dei suoi lanci e delle sue punizioni. Pensate che grazie alle sue "pennellate" (e a quelle di Della Monica), io e un altro difensore, Della Pietra, segnammo rispettivamente 6 e 5 goal. 

                               

Il Vestuti


Di quell'annata ricordo in particolare l'ultima partita. Battemmo in casa il Taranto conquistando la promozione. Che festa! La capienza ufficiale del Vestuti era di 12.000 posti; si calcolò che quel giorno sugli spalti vi erano almeno 18.000 tifosi!
Giocare la Vestuti era molto particolare; per la conformazione dello stadio, in campo si avvertiva molto il "rumore" del pubblico, il suo entusiasmo. Il pubblico salernitano è poi un pubblico molto caloroso; ricordo che ci accompagnava spesso nelle partite fuori casa. Memorabile, qualche anno dopo, fu la "migrazione" in massa a Roma per la prima partita in Serie A.

 

                      

La promozione in Serie A del 1997-98


La Salernitana con Ciro Ferrara La Salernitana con Ciro Ferrara
Altro ricordo eccezionale è quello della promozione in Serie A.
Io da quattro anni ero andato via e giocavo a Palermo.  La proprietà decise di richiamare sulla panchina Delio Rossi. Delio mi rivolle a Salerno e così fui protagonista di un'annata storica.
Con una squadra in gran parte identica a quella che l'anno prima si era salvata a stento dalla retrocessione, Delio Rossi ci portò in Serie A; non solo: quella squadra demolì tutti i record, quello dei gol fatti, dei punti in casa, dei punti fuori, ed altri ancora.
Io giocai quel campionato da centrale; in effetti già da qualche anno mi ero spostato dalla fascia a difensore centrale. A seguito di un infortunio, che mi tenne bloccato per molti mesi, erano un po’ cambiate le mie caratteristiche: ero diventato più pesante e meno scattante. L'allenatore Simonelli mi aveva pertanto spostato al centro della difesa per sfruttare meglio la mia prestanza atletica.

                                

Delio Rossi

 

Il ricordo di quella splendida annata è legato a Delio Rossi. Un grande allenatore.
Delio già aveva allenato la Salernitana nel 1993-94 portandola alla promozione in Serie B. Era stato un vero miracolo; la squadra l'anno prima era arrivata ad un passo dal fallimento; la proprietà era stata costretta a vendere molti giocatori (ed io tra questi).  Fu messa su una squadra di giovani (vi era anche Fresi) e fu chiamato ad allenarla un tecnico sconosciuto, praticamente all'esordio, che aveva diretto prima di allora solo le giovanili del Foggia ( l'allenatore all'epoca della prima squadra pugliese era Zeman).
Compì un miracolo conquistandosi il soprannome di Profeta!
Delio poi andò via da Salerno per tornavi nell'annata 97-98, quello della promozione in A, compiendo il secondo miracolo!
Ho molto apprezzato e apprezzo Delio Rossi: rispetto a Zeman ha più attenzione alla fase difensiva; è poi sempre stato pronto a modificare le sue idee adeguando il suo gioco alle varie esigenze. 

 

 

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