Tutti noi abbiamo una precisa immagine di questa bellissima canzone meravigliosamente interpretata, tra gli altri, dalla forte voce di Teresa De Sio. Il testo poderoso, ricco di storia, quella vera quella che ha reso Napoli un luogo magico, privilegiato e nel contempo reale, autentico.
Dice il testo “…e a Mamma o’ chiamma Ciro! Sissignore o’chiamma Ciro!”
E’ una sfida quella di quella giovane madre, violata nella sua purezza da un soldato americano di colore, uno dei tanti “friendi” John, Jim, Willy, il nome non importa, che si accompagnavano senza troppi “pensieri” con le belle “segnorite” napoletane.
La paura seminata dalla guerra, dalla morte, è stata tanta, la liberazione ha fatto perdere la testa a tutte e a tutti e così sono nati quelle “criature” nire nire.
Molti anni più tardi degli anni dell’immediato dopoguerra, sempre a Napoli, un altro grande, Massimo Troisi riporta nella mente di tutti questo nome così partenopeo. Il personaggio da lui stesso interpretato nel suo capolavoro “Ricomincio da tre” dice: “Lo chiameremo Ciro” … ”Si no vene maleducato!”.
Ora che è tornata “Casamicciola”, che il terremoto, che non abbandona la nostra nazione, si è fatto vivo a Ischia anche “Ciro” è tornato.
E’ un ragazzino di 11 anni, ma come ci ha detto Troisi è il nome che fa la persona, ed infatti il nostro Ciro non è un ragazzino qualunque, è “educato” moltissimo, assaje!
E', come ci ha spiegato un altro illustre napoletano, Luciano De Crescenzo, un essere d’ “Amore” e, svegliato dalle prime scosse di terremoto, al posto di scappare per salvarsi o di cercare aiuto, ha afferrato i fratellini e li ha trascinati con sé sotto il letto a castello, per proteggerli. Da questa posizione sicura, ha iniziato a chiedere aiuto, riuscendo ad intercettare, nonostante il cumulo delle macerie che lo seppelliva, i soccorritori.
Contattati i soccorritori Ciro non si è perso d’animo e dalla sua scomoda e remota collocazione sottoterra ha praticamente guidato gli uomini accorsi a trovare, individuare, i suoi due fratellini e a porli in salvo.
Mente guidava le operazioni con gli occhi del “cuore” Ciro intanto inghiottiva polvere, terra, quella che gli franava addosso dalle macerie che lo opprimevano.
Il primo ritrovato, più vicino alla superficie, dopo sette ore di scavi e ricerche, spostando sassolino dopo sassolino, polvere a granelli è stato Pasqualino un bambolotto di soli sette mesi.
Ore più tardi è “nuovamente venuto alla luce” Mattias, spinto addirittura da Ciro nelle mani sicure dei soccorritori.
Ma le ore intanto erano trascorse e anche se il “bottino” di due bimbi strappati al terremoto era incoraggiante Ciro era nella mente di tutti, dei soccorritori e degli italiani tutti che a Casamicciola in quelle lunghe ore hanno ritrovato il loro cuore di umani, di appartenenti ad una nobile razza.
Dopo 17 ore, stremato ma cosciente e non disperato Ciro è uscito dalla “voragine” che aveva risucchiato la sua vita. E’ passato di mano in mano tra quelle dei suoi soccorritori, le telecamere ce lo hanno immortalato diritto e sicuro come un fedele soldatino che chiude la sua impresa dopo aver seguito tutti i suoi compagni ed essersi accertato della loro sorte.
E’ proprio così, come ci ha detto la canzone interpretata da Teresa De Sio: “A mamma o’chiamma Ciro! Sissignori, o’chiamma Ciro!”.
Firenze, 22 Agosto 2017
Emanuela Catalano, artemanuela.it