Nonostante l’immediato successo, le spese per la gestione risultarono sempre maggiori dei guadagni, soprattutto a causa del prezzo per il trasporto del carbone (che serviva per l’alimentazione del motore a vapore), e per le vere e proprie “tangenti” che la società della funicolare era costretta a pagare alle guide vesuviane (che con la nascita della funicolare vedevano ridimensionati i loro guadagni). Per questo motivo la gestione della Funicolare venne affidata alla celebre compagnia turistica inglese Thomas Cook & Son, che inserì la salita sul Vesuvio nei tanti pacchetti viaggio destinati ai turisti diretti a Napoli.
Gli inglesi inizialmente si rifiutarono di pagare la tangente alle guide vesuviane e subirono dei veri e propri atti di rappresaglia che provocarono molti danni all’impianto della Funicolare, fin quando furono costretti a pagare una “tassa” alle guide per ogni passeggero trasportato.
I passeggeri aumentarono e la Cook si convinse a costruire, nel 1904, un nuovo impianto con motori elettrici in sostituzione di quello vecchio a vapore. Ma solo due anni dopo la forte eruzione del 1906 distrusse le stazioni e le rotaie, costringendo la società a ricostruire parte dell'impianto.
Di nuovo nel 1911 la stazione superiore fu distrutta da una frana: blocco dei collegamenti per un altro anno. Nel frattempo Cook abbandonò la conduzione della funicolare e venne creata la Società Anonima Italiana per le Ferrovie del Vesuvio che ne rilevò le attività.
Ci fu un'altra eruzione, nel 1929, ma, in questo caso, la struttura della Funicolare del Vesuvio resse.
Il successo della funicolare fu purtroppo compromesso a causa dell’inizio della Seconda Guerra Mondiale e poi definitivamente interrotto dall’eruzione del 1944 che la distrusse definitivamente.
Dopo la guerra inizialmente si pensò di ricostruirla, ma poi si decise di costruire una seggiovia che rimase in attività fino al 1984.
Altri tentativi di ricostruire una Funicolare del Vesuvio, alcuni addirittura degli anni 90, non hanno purtroppo sortito alcun effetto.
(a cura di Dario Leone)