I terremoti del 1930, 1962 e 1980
La nostra regione è stata spesso colpita nei secoli da fenomeni tellurici con immense ripercussioni sulla vita di intere popolazioni; questi terremoti hanno di fatto segnato lo sviliuppo di intere aree e decisiva è risultata , nella varie occasioni, la risposta che le autorità hanno saputo dare.
In questo senso è interessante leggere questo ampio stralcio di alcune riflessioni proposte nel libro VALLESACCARDA 1958-2008, pubblicato in occasione dei 50 anni del comune irpino, per osservare quali sono stati i riflessi per quella cittadina dei tre terremoti verificatisi nel ventesimo secolo: quello del 1930, tragicamente devastante e che colpì una regione allora estremamente arretrata (si pensi che i primi soccorsi riuscirono ad arrivare solo due giorni dopo l'evento sismico); il terremoto poi del 1962, definito "il terremoto signore" perchè non fece vittime ed, infine, quello del 1980 che, incredibile a dirsi per la nostra regione, non fece danni alle case perchè queste erano state ricostruite dopo il sisma del 1962 in modalità antisismica.
Ringraziamo il Comune di Vallesaccarda per averci consentito l'utilizzo del testo.
Esiste una copiosissima pubblicazione
di testi che raccontano dei tanti
terremoti avvenuti sul nostro territorio.
Attraverso la storia dei terremoti,
si può ricostruire l'evoluzione sociale e
la forma urbana dei paesi, questa logica
di crescita urbana è ancor più valida
per il nostro territorio.
Ad ogni terremoto,
le comunità locali sono costrette
a ripartire nella ricostruzione
del proprio animo e dei propri spazi domestici,
spostandosi di qua e di la, verso
luoghi sempre più sicuri.
I tre terremoti, avvenuti nell'arco
di cinquantanni, sono stati molto diversi
di intensità e trovarono le strutture
abitative, economiche e sociali
completamente modificate e di conseguenza
ebbero incidenza molto diversa
sulle popolazioni residenti.
Il terremoto del 1930

La prima pagina di un giornale dell'epoca dedicata al terremoto del 1930
Alle ore 1.10 della notte di mercoledì
23 luglio 1930 un terremoto catastrofico,
con epicentro nei tenitori di
Villanova deì Battista, Trevico e Lacedonia-Aquilonia, colpì il nostro territorio.
Lo scenario sociale ed urbano
non era assolutamente idilliaco, le case
tutte non antisìsmiche, prive di ogni sicurezza,
fatte di pietra, calce e tetti in
legno, sovraffollate, ogni famiglia ospitava
come minino 6, 7 persone in meno
di 25 mq. L'oscurità della notte, si abbattè
immediatamente dopo il lampo sismico
e il boato, che mai come nel terremoto
del 1930, sono stari avvertiti.
Con le prime luci dell'alba si presentò
a tutti i vallesaccardesi la dura realtà,
case sventrate, lesionate, completamente
crollate; morti e feriti accantonati
nei primi soccorsi in tende di fortuna
all'aperto. I dati
numerici definitivi del terremoto dicono
che a Trevico, e quindi, sul nostro territorio, ci sono stati 200 morti,
450 feriti di cui 40 in modo grave, 45
orfani, 150 case distrutte, 400 case
crollate, 220 case inabitabili, 700 case
con lesioni, l'intensità sismica è stata
del IX-X grado della scala Mercalli,
con una durata di oltre 30 secondi,
I primi soccorsi a Vallesaccarda e
nelle altre frazioni, Coccaro, Vaseria,
Mattine, San Giuseppe, Guardiola,
Cotugno e Serra D'Annunzio, tutte
popolose, arrivarono solo nella mattina
del 25 luglio.
In quel perìodo giunse
in Irpinia Elena di Francia, duchessa
d'Aosta, da cui per riconoscimento
unanime, l'opera di soccorso ricevette
un'accelerazione immediata e decisa.
Nel terremoto dei 1930, morì sotto le
macerie di casa sua, il parroco Don Vito
Paglìarulo, e crollò la chiesa della
SS. Immacolata.
È da dire che leggendo i vari articoli
scritti dal Carpentieri sul Corriere
Irpino, si capisce come il terremoto
del 1930, mise a dura prova il Governo
fascista, offuscato dalla presenza
sul posto dei regnanti di casa Savoia e
dagli ingenti danni causati dai sisma,
quindi, era necessario ricostruire le infrastrutture
civili di primaria importanza,
oltre che a ricostruire lo spirito
di un popolo che ha dovuto sempre
confrontarsi con un'arretratezza economica
e sociale.
La riparazione e la ricostruzione
avvennero in poco tempo, il 3 agosto
del 1930 venne approvato un decreto
legge il numero 1065, che provvedeva
a:
- sospendere la riscossione delle imposte
erariali e delle sovrimposte provinciali
e comunali sui terreni e sui fabbricati
colpiti dal sisma per il 2° semestre
dell'anno 1930;
- autorizzare la spesa di 100.000.000
di lire per le opere urgenti di pronto
soccorso, esecuzione di lavori di demolizione
e di puntellamento di edifici pericolanti
e di sgombro delle macerie
delle aree pubbliche, costruzione di ricoveri
stabili per la popolazione rimasta
senza tetto ed alle indispensabili
opere igieniche, concessione di sussidi
nella spesa di riparazione e di ricostruzione
di edifici urbani e rurali di proprietà
privata, concessione di sussidi
per il ripristino o la ricostruzione di edifici
pubblici o di uso pubblico e di acquedotti
danneggiati o distrutti.
Il terremoto del 1962

Le "isosisme" dei terremoti del 1930 e del 1962
II terremoto del 1962 è stato definito
"terremoto signore", perché provocò danni alle sole cose senza provocare morti e feriti.
L'epicentro è da collocare
fra i territori di Ariano irpino e
Melito irpino, raggiungendo un'intensita del IX grado della scala Mercalli.
Il
giorno 21 agosto, alle ore 19.10 si avvertì
la prima scossa. Per l'occasione
non mancarono nelle zone colpite dal
sisma le consuete visite delle massime
autorità dello Stato, ma il vero protagonista
fu Fiorentino Sullo, all'epoca
Ministro dei Lavori Pubblici, informato
degli eventi, interruppe una sua visita
all'estero per portarsi sui posti dove
maggiormente si era scatenata
l'azione distruttrice dell'effetto sismico,
assumendo personalmente la direzione,
per tutti gli interventi ritenuti,
al momento urgenti ed indilazionabili. È
stato anche il vero ispiratore della legge
speciale per il terremoto, la n.1431.
Su stessa richiesta del ministro Sullo
intervennero per la costruzione di nuovi
alloggi anche la gestione Case per
Lavoratori, ex I.N.A.-CASA, ed il
Comitato di Attuazione del Piano
delle abitazioni per i lavoratori
Agrìcoli dipendenti.
La legge n.1431,
poneva, finalmente, precise norme a
favore del risanamento di tutta la
struttura abitativa esistente adeguandola
non solo contro il terremoto, ma
proporzionalmente alle esigenze delle
varie singole famiglie. II terremoto del 1962 ha rappresentato
per Vallesaccarda un momento
importante per il suo impulso
sociale, economico e infrastrutturale
civile, in quanto negli anni successivi,
si è assistito a un fervore di opere di ricostruzione
molto importante per il
riassetto del paese.
Il terremoto del 1980
II terremoto del 1980, l'ultimo da
un punto di vista della intensità disastrosa,
non colpì tanto il Comune di
Vallesaccarda, in quanto le case erano tutte
costruite con il sistema antisismico,
per la legge del 1962, e trovò quindi il tessuto urbano
in condizioni di resistere molto
bene.
Non si ebbero morti e vi
furono pochi danni al tessuto edilizio
generale, a differenza dei Comuni limitrofi
che preservavano un tessuto storico
urbano. La legge di riferimento
per la ricostruzione è la 219 del 1981,
che ha premiato la demolizione, ricostruzione
ex-novo a discapito del recupero
e del restauro: si è distrutto il patrimonio
preesistente mediante un incentivo
economico-legislativo.
Per
Vallesaccarda, come nei precedenti
due eventi sismici, il terremoto del
1980, ha innescato un programma esecutivo
d'intervento di nuove infrastrutture
urbane, molto importante
per il tessuto edilizio e abitativo privato
e pubblico, ma altrettanto distruttivo
da un punto dì vista culturale e sociale.
Nel dopo terremoto e all'insegna
della legge 219, negli anni successivi al
1981, a Vallesaccarda sono stati costruiti
importanti edifici pubblici, quali:
il centro sociale intercomunale in
località Serra la Guardia, la Scuola
Elementare M. L. King in pieno centro
urbano, il Palazzo degli uffici in località
Torello, l'attuale Chiesa della SS.
Immacolata, importanti strade di collegamento
con le frazioni, estensione
della rete idrica e fognaria a tutto il centro
abitato e alle frazioni, oltre ad aver
riqualificato urbanisticamente ed ambientalmente
la Piazza centrale del paese,
Piazza Michele Addesa.
Ancora sulla terra che trema...