Don Antonio Loffredo e i ragazzi della Sanità

don Antonio Loffredo
Don Antonio Loffredo, parroco della basilica di S.Maria della Sanità (nota anche come la Chiesa di San Vincenzo o'monacone), ci riceve nella Sagrestia della sua Chiesa.
Gli abbiamo chiesto di raccontarci e di spiegarci la macchina organizzativa che è riuscito a mettere in piedi in dieci anni, macchina alla quale dobbiamo la possibilità di poter visitare luoghi fascinosi e misteriosi quali le Catacombe di San Gaudioso, le Catacombe di San Gennaro, i tesori della Chiesa della Sanità, e altro ancora.
Usciremo da questa intervista con una certezza: quest'uomo è un vero manager! Il manager si caratterizza per saper gestire situazioni complesse con le risorse che ha a disposizione; il manager non chiede assistenza, non mette le mani avanti perché "non ha le risorse necessarie". Il manager fa.
E padre Antonio ha fatto, e, per nostra fortuna, vuole continuare a fare.
Lucidissima la sua analisi!
Don Antonio: Sono arrivato in questa Parrocchia nel 2001; ho trovato un ambiente favorevole: chi mi aveva preceduto, don Giuseppe Rassello, aveva messo un po' in tutti un "tarlo nel cervello": le cose belle non solo fanno crescere le persone, ma possono anche dare una spinta al lavoro e all'occupazione.
Sulla scia del suo lavoro siamo partiti con tre convinzioni:
1) abbiamo la fortuna di avere un patrimonio storico-artistico "disponibile" incredibile;
2) abbiamo la fortuna di poter contare su un patrimonio umano, i ragazzi della Sanità, eccezionale;
3) non abbiamo alcuna intenzione di entrare nella consueta logica assistenziale: non ci va di chiedere agli altri di risolvere i nostri problemi!
I primi interventi: 2001-2006
Quicampania: Quali sono stati i primi passi?
Don Antonio: Abbiamo incominciato a impegnarci per rendere agibili le Catacombe di San Gaudioso (NDR: per chi ci legge e non conosce la dislocazione di queste catacombe, esse sono situate esattamente "sotto" la Chiesa della Sanità, e il loro accesso è proprio da questa Chiesa).

Le catacombe di San Gaudioso
Quando dico noi, intendo i ragazzi della Comunità Parrocchiale assistiti da un gruppo di professionisti (architetti, storici, designer, etc.), professionisti che hanno voluto donarci consulenza ed assistenza ad altissimo livello. Rendere agibili le Catacombe ha significato tanto ma tanto lavoro materiale, ha significato ripulirle, illuminarle, creare i vari percorsi, costruire pensiline in ferro; renderle agibili ha significato però, anche, "studiarle", produrre la dovuta documentazione, il materiale promozionale, i libri, creare la cultura per poterle gestire: chi visita le Catacombe vuole sapere e capire tutto e i nostri ragazzi hanno dovuto studiare per essere in grado di fornire l'assistenza richiesta. Insieme all'intervento per le Catacombe di San Gaudioso, ci siamo anche impegnati per rendere i tesori della Chiesa stessa più fruibili; stiamo parlando di opere eccezionali, opere di Luca Giordano, di Andrea Vaccaro. Nei lavori per la Chiesa va poi ricordato il ripristino del Chiostro. Quindi siamo passati al recupero e al restauro dell'antico convento (NDR: si tratta di una struttura costituita da una decina di camere collocate in un ambiente limitrofo alla Chiesa e raggiungibili dal retro della Chiesa stessa); lo abbiamo ristrutturato e trasformato in un Bed&Breakfast! I nostri amici professionisti ci hanno grandemente aiutato nel disegnare una struttura "bella" e accogliente, scegliendo le soluzioni e i materiali più interessanti. Come vi dicevo, bellezza e lavoro vanno d'accordo!
Quello che abbiamo realizzato in questi primi anni è stato importante; ma quello che è successo dopo è…
Le Catacombe di San Gennaro: 2008-2010
Quicampania: Cosa è successo?
Don Antonio: Ci siamo dedicati a un sogno! Rendere di nuovo agibili le Catacombe di San Gennaro e la Chiesa di San Gennaro, creando un tutt'uno tra di loro, un unico percorso coerente con l'unità storica-artistica che lega questi due tesori.
Quicampania: Avete incontrato molte difficoltà?
Don Antonio: Abbiamo incontrato un macigno sulla nostra strada per problematiche burocratiche. Dovete sapere che:
- molte Chiese, a seguito dell'Unità d'Italia, sono di proprietà dello Stato e/o di Enti Locali; per intenderci, la Chiesa di S.Maria alla Sanità è del Ministero degli Interni, Fondo Edifici Culto (F.E.C.); la Basilica di San Gennaro è proprietà della Regione Campania, ASL 1;
- le Catacombe sono di proprietà del Vaticano, gestite a Roma dalla Pontificia Commissione dell'Archeologia Sacra.

La Basilica di San Gennaro oggi
Abbiamo trovato la Basilica di San Gennaro trasformata in deposito dell'ASL 1: letti, brandine, cartelle cliniche, etc… .
Siamo partiti con le trattative con la Regione, nell'estate del 2008, per l'assegnazione della gestione della Basilica. Ci siamo fermati perché la Regione pretendeva da noi il pagamento di un consistente fitto annuo. Soldi non ne avevamo, abbiamo vissuto un momento di scoramento. Poi l'illuminazione! Nella basilica di San Gennaro vi è una lapide, dove si ricorda che nell'anno XIII dell'era fascista, alla presenza dei Reali, la Chiesa era stata "consacrata". Per chi non s'intende di diritto canonico, vi dirò che la consacrazione, in virtù di quanto previsto dai Patti Lateranensi, equivale a una sorta di "destinazione d'uso". Quindi la Basilica di San Gennaro da ben 70 anni era stata assegnata alla nostra Curia per il culto pur restando nella proprietà ASL. Mi feci nominare dal Cardinale Sepe "rettore" (ovverosia Responsabile del luogo di culto) della Basilica di San Gennaro e acquisii tutti i diritti di gestione della Basilica (gratis…)!
Per quanto riguarda le Catacombe, convinsi il Cardinale a chiedere alla Santa Sede la gestione locale delle stesse, in considerazione di un sano principio di gestione sul territorio. Nel luglio del 2009 La Santa Sede accettò e la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra mi nominò Direttore (l'equivalente di Direttore di Museo) di tutte le Catacombe di Napoli.
Pensai: "Siamo arrivati sulla luna!". Ero Rettore della Chiesa di San Gennaro, Direttore delle Catacombe, potevo gestire unitariamente tutto il processo.
Quicampania: (Prima di passare alla nuova domanda, chi vi scrive pensa di trovarsi davanti a un gigante; chi vi scrive ha conosciuto nella sua vita lavorativa tanti manager, ma uno così…):
E i ragazzi della Sanità come s'inseriscono in questo discorso?
Don Antonio: Semplice! Una volta divenuto il gestore del tutto, ho affidato alla Cooperativa Paranza la gestione del sistema complessivo. La Cooperativa Paranza è stata appositamente costituita ed è composta da nove ragazzi della Sanità; con il lavoro che abbiamo "generato", la Cooperativa ha assunto successivamente anche altri ragazzi; la qualità del loro lavoro è stata ed è eccezionale; sono riusciti a riaprire al pubblico questi eccezionali tesori, costruendo nuovi percorsi, rendendoli accessibili ai disabili (Catacombe di San Gennaro), curandone l'illuminazione e tutti i diversi aspetti per offrire al visitatore sensazioni ed emozioni particolarissime. E' bello poi sottolineare che anche la gestione del corrente è ad alto livello: basta osservare la pulizia e l'ordine presente nelle strutture gestite, la cordialità dell'accoglienza ai visitatori, la competenza nell'assistenza alle visite guidate.
Per il successo abbiamo puntato molto sulla formazione: Enzo, uno dei soci della Paranza, doveva imparare bene l'Inglese per poter svolgere al meglio i suoi compiti; l'abbiamo mandato un anno a Londra, dove ha fatto il gelataio per pagarsi da vivere e, di sera, ha frequentato un corso di Inglese.
Vi dicevo che il bello attira il lavoro. Nell'eseguire i tanti lavori di ristrutturazione, abbiamo visto che c'era tanto ma tanto da fare nelle costruzioni in ferro e per le illuminazioni.
Sono nate cos'altre due cooperative sociali; la prima, Iron Angels, una cooperativa di fabbri composta da tre giovani, che si è occupata e si occupa non solo dei lavori strutturali, ma anche di trasformare in oggetti artistici i disegni dell'Architetto Dalisi; la seconda, l'Officina dei Talenti, composta da cinque giovani, si è occupata e si occupa di tutte le problematiche connesse all'illuminazione.
Con orgoglio posso affermare che qui si parte dal lavoro, si passa per la formazione e poi si arriva all'organizzazione sotto forma di cooperativa. Purtroppo dalle nostre parti, spesso si procede al contrario: si parte con la Cooperativa, poi si fanno i corsi e poi…
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Quicampania: Su quali risorse avete potuto contare?
Don Antonio: Siamo riusciti a coinvolgere alcuni sponsor privati attratti dagli obiettivi dei nostri progetti, il più importante dal 2006 è di certo l’Associazione l’Altra Napoli; determinante nel 2009 è stata poi la partecipazione ad una gara bandita dalla Fondazione per il Sud sul tema "Arte e risvolti socio-culturali di un quartiere".
Siamo arrivati primi, ovviamente! Abbiamo ricevuto un finanziamento per lo Start-Up di 300.000 euro.
Ora contiamo di divenire "autonomi" nel 2012; in quell'anno contiamo di coprire le spese e pagare gli stipendi grazie ai soli incassi per i biglietti emessi per le visite ai nostri tesori e per i ricavi provenienti dalla gestione del B&B.
Il futuro prossimo
Quicampania: Avete qualche altro progetto in cantiere?
Don Antonio: Come hanno riportato tutti i media, ci siamo resi protagonisti di un'iniziativa relativa a un altro tesoro napoletano, il Cimitero delle Fontanelle. Vorremmo che anche questa struttura, riaperta da poco dal Comune, funzionasse bene come quelle gestite da noi; vorremmo che la gestione del Cimitero delle Fontanelle, alla pari di quanto è avvenuto da noi, fosse affidata a giovani del quartiere. Coinvolgere la gente del quartiere vuol dire :
- favorire il riscatto del quartiere;
- far sentire propria l'iniziativa ai cittadini e non vissuta come una colonizzazione;
- sfruttare le capacità delle persone del luogo, maggiormente in grado di "leggere" la storia di monumenti e strutture locali.
Nell'attesa dell'esito di questa nuova battaglia, alcuni ragazzi, che potrebbero gestire il Cimitero delle Fontanelle, si sono affiancati ai nostri per imparare "il mestiere".
Un ultimo desiderio: visto che stiamo diventando specializzati nel gestire catacombe, cimiteri storici, scheletri, etc., vorremmo che gli 800 teschi di briganti meridionali studiati dal Lombroso ed esposti a Torino trovassero una loro definitiva sistemazione e "pace" qui da noi!
(Iron angels)