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Napoli vista dal mare

di Federico Cosentino



Un nostro lettore, posillipino doc, ci propone una Napoli stranamente inedita per molti di noi; si tratta della città vista dal mare, una perla che è possibile apprezzare in maniera molto semplice organizzando una tranquilla escursione con base di partenza Coroglio e destinazione il Castel dell'Ovo. L'articolo è arricchito da alcune citazioni tratte dell'enciclopedia online Wikipedia.


Le sensazioni, le intense emozioni che ho provato, fortunatamente più volte, ammirando il tratto di costa che da Coroglio si spinge fino a Santa Lucia sono uniche, motivo di orgoglio e allo stesso tempo di rammarico per un napoletano che vive intensamente la sua città, le sue bellezze e le sue forti contraddizioni. Certamente la vista della città dal mare nasconde alcune delle sue difficoltà e incoerenze,
i suoi problemi quotidiani, le strade dissestate e i cumuli di rifiuti, ma non  sminuisce, anzi esalta le i suoi colori e le sue bellezze naturali, costoni rocciosi a picco sul mare, grotte sottomarine, piccole baie suggestive, lingue di terra che si protendono nel
Una vecchia immagine della spiaggia di Coroglio affollata dai ragazzi delle colonie estive Una vecchia immagine della spiaggia di Coroglio, punto di partenza della nostra escursione,affollata dai ragazzi delle colonie estive
mare, parchi, isole, castelli e sullo sfondo  il Vesuvio, la vera icona della nostra città.
Con l’approssimarsi della stagione estiva, se volete vivere le forti emozioni che il golfo di Napoli omaggia ai suoi naviganti, noleggiate un gommone, una barca a vela, se volete una barca a remi (ma solo se siete particolarmente in forma...), o usufruite anche dei giri turistici o di una minicrociera organizzata, e godetevi una passeggiata, magari al tramonto, nel tratto di costa incastonato tra l’ex area industriale dell’Italsider e Castel dell’Ovo.  

 A Coroglio vi sarà possibile noleggiare ogni tipo di imbarcazione.
Indossate giubbotti di salvataggio per prudenza, cappellino e occhiali da sole; le imbarcazioni a motore riducano la velocità al minimo, ponendo la massima attenzione a bagnanti e pescatori subacquei.
Pronti? Si parte!
A Bagnoli, sotto le pareti a strapiombo su cui si poggia lo spettacolare Parco Virgiliano all'estremità occidentale di Posillipo (nato come Parco delle Rimembranze negli anni del ventennio fascista, per commemorare i caduti della grande guerra), potrete apprezzare le opere di recupero e riqualificazione ambientale della marina, in parte della spiaggia e dell'ex area dell'ltalsider, l'industria siderurgica che tanti danni ha prodotto all’ambiente e non solo.
Trentaremi Trentaremi
Parte delle strutture della immensa fabbrica sono state convertite nella Città della Scienza, un interessante esempio di recupero di archeologica industriale.  
Lasciando alla vostra sinistra Nisida, l'isola "che non c’è", alzate lo sguardo, le costruzioni gialle immerse nel verde sono l’Istituto penale per minorenni, l’insenatura sottostante è Porto Paone.
Nella baia di Trentaremi che si apre  davanti alla vostra prua, sull'estrema punta del promontorio di Coroglio, si trova la Villa del Pausilypon. La Villa imperiale di Pausilypon, detta anche Villa di Pollione, fatta erigere nel I secolo a.C. dal Cavaliere romano Publio Vedio Pollione, si estende dal promontorio di Trentaremi alla Gaiola. Il complesso archeologico-ambientale a cui si accede attraverso l'imponente Grotta di Seiano, traforo di epoca romana lungo più di 700m che congiunge la piana di Bagnoli con il vallone della Gaiola, racchiude parte delle antiche vestigia della villa del Pausilypon e i resti del Teatro, dell'Odeion e di alcune sale di rappresentanza della villa.
Gran parte dell'antica villa si trova sommersa e fa parte dell'area marina protetta del parco marino sommerso della Gaiola in cui è vietato ormeggiare, anche se vedrete delle imbarcazioni che lo fanno.
La lapide a Marechiaro La lapide a Marechiaro
Seguendo la costa, naso all’insù non perdetevi Marechiaro ed il suo borgo.
La leggenda narra che il poeta e scrittore napoletano Salvatore di Giacomo, vedendo una piccola finestra sul cui davanzale c'era un garofano, ebbe l'ispirazione per quella che è una delle più celebri canzoni napoletane: A Marechiaro.
Tutt'oggi la finestra esiste, e c'è sempre un garofano fresco sul davanzale, oltre ad una lapide celebrativa in marmo bianco con sopra inciso lo spartito della canzone e il nome del suo autore (morto nell'aprile del 1934).

Lasciate alla vostra sinistra lo scoglio affiorante, noto con il nome di Pietra salata, resti ormai sommersi di una villa marittima che si protendeva in mare grazie a costruzioni artificiali (dei suoi porticati si sono recentemente recuperate alcune colonne), e ammirate Villa Barracco, anche nota come Villa Emma.
Navigando sotto costa, lo sguardo sarà inevitabilmente attratto dalla bianca costruzione che si spinge fino al mare protetta da una scogliera e spesso presidiata da imbarcazioni della Guardia Costiera o delle Fiamme Gialle: Villa Rosebery. Il monumentale complesso, punto di riferimento del periodo del Barocco, fu
Villa Rosebery Villa Rosebery
realizzato durante il diciottesimo secolo e si componeva di tre edifici rurali. Dopo vari passaggi di proprietà finì per essere acquistato nel 1897 da Lord Rosebery, statista britannico che era stato capo di gabinetto dal 1894 al 1895. Ritiratosi a vita privata, Lord Rosebery rese la villa un'oasi di tranquillità accessibile solo a selezionati amici e studiosi, finché nel 1909 decise di donare la proprietà al governo inglese, per via delle ingenti spese di manutenzione e della sua ripresa dell'attività politica. Villa Rosebery divenne così una sede di rappresentanza e villeggiatura per gli ambasciatori inglesi in Italia, ma nel 1932 venne donata allo Stato italiano che la adibì a residenza estiva della famiglia reale. Nel 1934 la principessa Maria José, moglie di Umberto di Savoia, vi diede alla luce la primogenita Maria Pia, e da quel momento la villa fu ribattezzata "Villa Maria Pia". Dal giugno 1944, durante la luogotenenza del figlio Umberto, Vittorio Emanuele III e la Regina Elena si trasferirono a Villa Maria Pia. La coppia reale visse nella residenza partenopea finché Vittorio Emanuele III non firmò l'atto di abdicazione a favore del figlio Umberto il 9 maggio 1946 prima di partire per l'esilio. Requisita provvisoriamente dagli Alleati, la villa riprese il nome di Villa Rosebery e fu dapprima concessa all'Accademia Aeronautica, per poi entrare, a partire dal 1957, nel novero delle residenze in dotazione al Presidente della Repubblica Italiana.
Villa Volpicelli Villa Volpicelli
Superata Villa Rosebery, continuando a navigare sotto la panoramicissima Via Posillipo, indirizzate la prua ora su Riva fiorita, e incontrerete numerose altre ville e palazzi che raccontano la storia della città.
La prima è Villa Volpicelli, la villa  utilizzata per rappresentare l’esterno di “Villa Palladini” nella famosa soap opera Rai “Un posto al Sole”. Appena superata la torre della villa, si apre davanti a voi la Baia del Cenito, sempre affollata di piccole barche all’ormeggio.
Qui potete fare il bagno e anche nuotando apprezzare l’originale Villa Gallotti, una villa con un muraglione in tufo, dotato di merli e scalette di collegamento con la riva e al quale è attaccato un piccolo molo.         
Risalite in barca e a sinistra, dopo il porticciolo al cui interno c’è una sorgente d’acqua frizzante, vedrete Villa Pierce, nota anche come Villa Lauro, costruita nel 1842 ed acquisita dai Pierce nel 1909.                    
In questa residenza si rifugiò per un breve periodo Giuseppe Garibaldi, ormai vecchio e infermo. Anche questa villa è stata utilizzata per rappresentare l’esterno di “Villa Palladini” nella famosa soap opera Rai “ Un posto al Sole”.
Quando in alto sulla Via Posillipo saranno visibili alte palme sarete in prossimità di Piazza San Luigi e più avanti scorgerete Villa Roccaromana, voluta nel 1814 da Nicola Caracciolo di Roccaromana e caratterizzata dalla presenza di una pagoda orientaleggiante.
Più avanti, di colore rosso, Villa Pavoncelli, nata dall'ex casino del duca di Frisia, e convertita nel 1840 nella famosa trattoria dello "Scoglio di Frisio", ritorna residenza signorile a fine secolo quando fu acquistata dai conti  Pavoncelli.
Di colore giallo napoletano si riconosce l’Ospizio Marino,  non una vera e propria villa, divenuta nel 1833 un ricovero per la gente di mare.
Palazzo Donn'Anna Palazzo Donn'Anna
Non sfugge poi all’attenzione il gigantesco Palazzo Donn'Anna.
Le origini del palazzo risalgono al XVII secolo, quando venne innalzato per la volontà di Donna Anna Carafa, consorte del viceré Ramiro Núñez de Guzmán, duca di Medina de las Torres. Il progetto per la realizzazione fu commissionato al più importante architetto della città di quel periodo, Cosimo Fanzago, che nel 1642 approntò un disegnò secondo i canoni del Barocco napoletano.
Il Fanzago non riuscì a portare il palazzo al suo compimento per la morte di Donn'Anna. L'edificio rimasto incompiuto assunse lo spettacolare fascino di una rovina antica confusa fra i resti delle ville romane che caratterizzano il litorale di Posillipo e fra gli anfratti delle grotta.
Superato il glorioso Circolo Nautico Posillipo, ben visibile per l’enorme scogliera che lo circonda e per il verde e rosso dei colori sociali,   lasciamo la collina di Posillipo e arriviamo a Mergellina!
La si riconosce per la folla che la anima a tutte le ore del giorno e della notte; la caratterizzano la Fontana del Sebeto, la Villa del Sannazaro e la chiesa di Santa Maria del Parto.
La Chiesa di Santa Maria del Parto a Mergellina La Chiesa di Santa Maria del Parto a Mergellina
Per quanto riguarda questi ultimi due, la storia ci racconta che Federico d'Aragona, nel 1499, insieme a cinquecento ducati annui, permise al celebre umanista Jacopo Sannazaro di accaparrarsi un lotto di terra che si estendeva da Posillipo a Mergellina. Su questa terra esisteva già un impianto di villa appartenuto dapprima ad un esponente della famiglia d'Angiò, successivamente ai monaci di San Severino. Il Sannazzaro fece ampliare il complesso e vi fece costruire, accanto alla torre, una cappella dedicata alla Vergine Maria ed un'altra a San Nazario, custode del suo casato. Un anno prima della sua morte, avvenuta a Roma nel 1530, fece dono ai Padri Servi di Maria di una parte della sua terra, in particolare della quasi terminata chiesa di Santa Maria del Parto a Mergellina: nome da lui voluto in riferimento al suo scritto Partus Virginis. Nella chiesa è custodito il suo sepolcro.
Superate il porticciolo Turistico di Mergellina e avvicinatevi alla costa che corre prima lungo Via Caracciolo, prosegue in Via Partenope dopo Piazza Vittoria e arriva dritto al Castel dell’Ovo.
Via Caracciolo corre parallelamente alla Villa Comunale (già Villa Reale),  parco cittadino realizzato da Carlo Vanvitelli alla fine del 700, e al "vecchio" lungomare che ancora oggi si chiama Riviera di Chiaia.
Sulla Riviera di Chiaia, nella neoclassica Villa Pignatelli, ha sede il Museo Principe Diego Aragona Pignatelli Cortes: nei suoi locali sono conservate opere di proprietà del Banco di Napoli.
Di seguito potete ammirare Piazza della Vittoria.
Il Castel dell'Ovo Il Castel dell'Ovo

Il nostro viaggio è quasi arrivato a conclusione, la meta è vicina; costeggiate Via Partenope, la strada con il maggior numero di pizzerie a Napoli, e sarete proprio dinanzi a una dei panorami più famosi di Napoli, il Castel dell’Ovo con le sue massicce mura tufacee.
Il suo nome deriva da un'antica leggenda secondo la quale il poeta latino Virgilio - che nel medioevo era considerato anche un mago - nascose nelle segrete dell'edificio un uovo che mantenesse in piedi l'intera fortezza. La sua rottura avrebbe provocato non solo il crollo del castello, ma anche una serie di rovinose catastrofi alla città di Napoli. Il castello sorge sull'isolotto di tufo di Megaride (dal greco "Megaris"), propaggine naturale del monte Echia, che era unito alla terraferma da un sottile istmo di roccia. Si ritiene che sia stato quello il punto d'approdo dei cumani che, giunti nel VII secolo a.C., avrebbero fondato il primo nucleo di Palepoli, la futura Napoli. Nel I secolo a.C. Lucio Licinio Lucullo acquisì nella zona un fondo assai vasto (che secondo alcune ipotesi andava da Pizzofalcone fino a Pozzuoli), e sull'isola costruì una splendida villa. Alla fine del V secolo sull'isolotto si insediarono monaci basiliani. Con i Normanni divenne infine reggia fortificata nel XII secolo.
Sotto le mura del castello c’è il Borgo Marinari, costruito nell'800 e inizialmente destinato a ospitare le famiglie dei pescatori e le loro imbarcazioni.
Siamo arrivati finalmente a destinazione, nella zona di Santa Lucia! Il nostro viaggio è terminato!

 

 

** Questo articolo è pubblicato nei termini della GNU Free Documentation License. Esso utilizza materiale tratto dalle seguenti voci di Wikipedia:

Pausilypon, Marechiaro, Villa Rosebery, Palazzo Donn'Anna , Villa del Sannazaro


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