La pernacchia di Totò
La pernacchia potrebbe essere definita come un efficace strumento non violento di contestazione; è uno strumento sicuramente molto potente perchè raggiunge i suoi effetti mettendo lo "spernacchiato " nella condizione di non poter reagire a meno di vedere peggiorare ulteriormente la propria posizione.
Fa eccezione, in tal senso, la famosissima pernacchia di Totò nel film I due marescialli. In questo caso, infatti, la vittima del pernacchio, un crudele e pericoloso tenente dell'esercito tedesco, è perfettamente in grado di reagire con decisione e durezza.
Ricordiamo i "fatti ": Totò è un ladruncolo di quart'ordine, tal Antonio Capurro; si ritrova per motivi vari e a seguito di un bombardamento, a vestire la divisa di maresciallo dei Carabinieri. Siamo nei giorni immediatamente successivi all'8 Settembre del 1943 e il maresciallo Totò, tradendo la secolare fedeltà dell'Arma al Re, aderisce "incondizionatamente " al regime nazi-fascista: l'adesione ovviamente è determinata dalla voglia di salvare la pelle.
Nei panni del maresciallo si trova da subito benissimo: l'ebbrezza del potere e la certezza di un pasto gli fanno vivere momenti esaltanti.
Lui, però, nazisti e fascisti non li sopporta proprio; non appena gli capita l'occasione, un discorso ufficiale tenuto dal tenente tedesco, riesce a colpire con grande tempismo ed arguzia la retorica tedesca: un lungo e fragoroso pernacchio risuona non appena il tenente richiama, nel suo discorso, la grandezza del Fuhrer.
Abbiamo parlato della pernacchia di Totò; in effetti non si tratta di una pernacchia, ma di una successione di pernacchie; il maresciallo Totò, infatti, con la scusa di indagare su chi aveva spernacchiato Hitler, e necessitando pertanto di ricostruire i "connotati " della pernacchia, riesce a far spernacchiare il tenente e il Fuhrer ben altre tre volte.