Il Libro dell'Apocalisse in Napoletano
'e San Giuvanne apustulo, vutato a llengua nosta
Don Antonio Luiso dopo il suo primo e bellissimo lavoro,
Il Vangelo secondo Marco tradotto in napoletano, si è cimentato in un'opera ancor più complessa: la traduzione in Napoletano de
Il libro dell'Apocalisse.

Il Libro dell'Apocalisse tradotto da Antonio Luiso
Continua così a rispondere all'invito/provocazione del Cardinale Sepe che gli aveva lanciato l'idea di tradurre in napoletano le Sacre Scritture.
Anche in questo caso, Don Antonio è partito dalla Vulgata, il testo in latino. Non si tratta, quindi, di una traduzione dall'Italiano, ma di una traduzione dal Latino in una lingua sorella dell'Italiano, il nostro Napoletano.
Abbiamo intervistato don Antonio Luiso su questo suo secondo lavoro.
Quicampania Don Antonio, quali le difficoltà maggiori incontrate in questa traduzione?
Don Antonio Luiso Premetto che il napoletano si presta magnificamente alla traduzione di opere del genere: in molte occasioni, infatti, ho riscontrato la maggiore a"rispondenza" della nostra lingua napoletana ai testi sacri. Forse un punto debole
del napoletano è la scarsa presenza nel suo vocabolario di termini "astratti", non concreti.
Quicampania Don Antonio, come si è regolato per la scrittura del napoletano? Esistono delle regole precise ed assolute di scrittura in Napoletano o ogni autore procede in maniera autonoma?
Don Antonio Luiso Questo è un argomento molto importante! Le dirò che non esistono regole precise ed ufficiali su come il Napoletano vada scritto. Pensate che grandi Autori, come Eduardo de Filippo, sono arrivati a scrivere la stessa parola in due modi diversi, a volte anche nella stessa opera!
Possiamo però affermare che sul 70-80% delle parole non esistono dubbi interpretativi. Io ho deciso di scrivere sempre le "e" finali, anche se non pronunciate e di scrivere una sola consonante anche quando questa viene raddoppiata nella lettura.