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Le canzoni di giacca

la co-protagonista: la donna del guappo


Il maestro Giancarlo Sanduzzi, dopo essersi soffermato sul personaggio centrale della Canzone di giacca, il guappo (clicca per leggere l'articolo), in questa pagina ci propone ulteriori riflessioni sulla co-protagonista di questo genere musicale, la donna del guappo.


L'esasperazione del senso dell'onore la troviamo puntualmente in società e contesti fortemente selettivi, competitivi e gerarchici. Nei confronti della donna questo iper-senso dell'onore si manifesta, da una parte, in una gelosia morbosa e totale e, dall'altra, nell'assoluta assenza di effusioni sentimentali; dietro tutto ciò si avverte un convinto senso di superiorità. Ma c'è di più. L'uomo guappo (a questo punto possiamo parlarne come di una tipologia) ha bisogno di una donna-partner così come ha bisogno di bei vestiti, di una bella casa, di una bella macchina (o carrozza). Come simbolo evidente del suo potere.
La donna, a sua volta, dovrà ostentare, come in uno specchio, quel benessere frutto di quel potere. E' un meccanismo più complicato di quel che sembra. Un ricco può ostentare o meno la sua ricchezza: dipende dal suo carattere. Il guappo, invece, DEVE ostentare, ha assoluto bisogno di farlo, probabilmente perché nei più reconditi anfratti del suo essere sente l'inconsistenza e l'infondatezza del suo potere e del suo valore.
Claudia Cardinale, donna del guappo Fabio Testi, si becca uno schiaffo dal suo guappo.Il film è I Guappi Claudia Cardinale, donna del guappo Fabio Testi, si becca uno schiaffo. Il film è I Guappi.
Alla fin fine le sue non sono ostentazioni: sono "proiezioni" e, tra queste, la donna è quella più complessa e articolata. Per l'uomo-guappo la donna viene a essere una sorta di ambiguo alter ego: da una parte è la vivente incarnazione del suo potere e della sua ricchezza, dall'altra costituisce la sua controparte femminile, quella che dovrebbe essere preposta alla pietas e alla conciliazione.
E', infatti, alla donna del guappo che il mondo femminile si rivolge per ottenere grazie e favori; la funzione della donna-mediatrice è assimilabile a quella, subordinata ma potenzialmente efficace, di una santa nel contesto di una religione patriarcale. Può proporre grazie ma non può farne, e questo perché, in sé e per sé, non esiste se non come prolungamento, come aspetto secondario dell'uomo-dio.
E bisogna riconoscere, seppure con dispiacere, che questa condizione di "vita riflessa" può essere stata gratificante in periodi storici e in contesti in cui le donne non avevano altre funzioni al di fuori del procreare e del procurare piacere. Gratificazione che andava comunque tenuta sotto controllo da parte del maschio che era portato a tenere la donna in un continuo stato d'incertezza e tensione. Questo spiega la mancanza di effusioni e il frequente ricorso alle "mazzate", alla violenza ingiustificata; il bello, anzi il brutto, è che anche questi comportamenti deviati potevano essere vissuti dalla donna come segni di considerazione. 
Ce lo ha detto chiaramente Bambenella che è, nonostante tutto, follemente innamorata del suo uomo-padrone. A questo punto dobbiamo porci la domanda cruciale: che succede quando la donna viene meno al suo ruolo? Quando tradisce, abbandona, smette di corrispondere? E' la fine del mondo. Va in crisi una dialettica, quella uomo-donna, sentita come eterna, immutabile e addirittura di origine divina. La frattura è drammatica e può essere sanata solo con la punizione estrema: la morte. In tutto questo c'è una certa tragica grandezza che è stata ben espressa dal teatro di Viviani e da qualche film, come I Guappi di Scutieri.
Nella canzone di giacca però non c'è alcuna grandezza, c'è solo esagerazione e gusto morboso per situazioni truculente, come quella dell'innamorato respinto che uccide la sua ex sull'altare mentre sta per sposare un altro. Il fatto è che la canzone di giacca non è espressione diretta della (pseudo) cultura malavitosa. Gli autori di queste canzoni narrative sono persone comuni che guardano al mondo del guappo con un rispetto reverenziale che nasconde un senso profondo d'invidia. La mitizzazione del guappo avviene, quindi, attraverso mezzi espressivi rozzi e ingenui; i protagonisti delle Canzoni di giacca non sono nemmeno veri guappi ma poveri diavoli che del guappo vorrebbero imitare i comportamenti acquisendone i valori (e il valore). Mentre la figura storica del guappo scompariva gradualmente per essere sostituita da quella del camorrista-imprenditore, rimaneva, nell'immaginario collettivo di fasce sociali proletarie e forse anche borghesi, il mito dell'"uomo assoluto", signore e padrone della sua donna che può essere da lui sfregiata o ammazzata impunemente. Infatti, in molte canzoni di giacca il protagonista rivendica, dopo il misfatto, una sua ancestrale innocenza: è stata la donna a determinare il suo gesto. E' la donna, la vera colpevole. Sempre.                            

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