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La lettera di Totò e Peppino



La scena probabilmente più famosa e più vista del Cinema italiano è quella della lettera che Totò e Peppino preparano per la fidanzata del nipote, la malafemmina.

Anni dopo, altri due fuoriclasse, Massimo Troisi e Roberto Benigni, si cimenteranno, nel film Non ci resta che piangere,  nella scrittura di una lettera al Savonarola.
Il risultato fu eccezionale, ma la scena della lettera di Totò e Peppino alla  malafemmina rimane comunque un autentico cult del cinema italiano difficilmente eguagliabile.  

Vi proponiamo in primo luogo il testo della lettera di Totò e Peppino, poi vi suggeriamo una riflessione sul ruolo di Peppino che ci porta a proporre buon consiglio per una diversa “visione” della scena ed infine arrischiamo  una chiave di lettura alternativa, un po' malevola, della lettera di Totò e Peppino.


Il testo della lettera di Totò e Peppino


La signorina dova sta? La signorina dova sta?


(Totò si avvicina allo scrittoio per iniziare la dettatura e invita a gesti il fratello ad affrettarsi a sedersi per scrivere la lettera)
T: Giovanotto...carta, calamaio e penna, su avanti  scriviamo!...Dunque hai scritto?
P: (Si siede e si asciuga il sudore) Un momento!
T: Comincia, su!
P: (Infastidito per la fretta che gli sta dando Totò) Carta, calamaio e penna, … la carta…
T: Ooooo! (spazientito, inizia la dettatura)... signorina... signorina...
P: (Girandosi a guardare) Dove sta?
T: Chi?
P: La signorina!
T: Quale signorina!?
P: Hai detto signorina?
T: E' entrata una signorina?
P: E che ne so! (Girandosi verso la porta) Avanti!
T: Animale! Signorina è l'intestazione autonoma, della lettera (riprende)...Ooooh! Signorina...
Peppino cambia foglio
T: Non era buona quella "signorina" lì?... Signorina, veniamo, veniamo noi   con questa mia addirvi …
(riflette se la frase è corretta; se ne convince e conferma) veniamo noi con questa mia a dirvi.
P: A dirvi
T: Addirvi. Una parola!  (con la mano indica a Peppino che addirvi è una parola sola) Addirvi! Una parola!
P: (non capisce) A dirvi una parola

T: Che...
P: Che!
T: Che!
P: Che?
T: Che!
P: Uno...quanti?
T: Che?
P: Uno che?
T : Uno che!
P:. Che.
T: Che! Scusate se sono poche.
p: Che...
T: Che, scusate se sono poche,  ma settecentomila lire, punto e virgola, noi, noi ci fanno specie che quest'anno, una parola, quest'anno c'è stato una grande moria delle vacche, come voi ben sapete! Punto! Due punti!! Ma si, fai vedere che abbondiamo. Abbondandis in abbondandum. Questa moneta servono, questa moneta servono, questa moneta servono che voi vi consolate. Scrivi presto!
P: Con insalata.
T: Che voi vi consolate!
P: Ah! Avevo capito con l'insalata.
T: (infastidito) E non mi far perdere il filo, che ce l'ho tutto qui.
P: Avevo capito con l'insalata.
T: Dai dispiacere, dai dispiacere che avreta...che avreta...che avreta (riflette sulla correttezza della parola)  e già, è femmina, è femminile, che avreta perché... (guarda Peppino interrogativamente) perché?
P: Non so!
T: Che è  non so?
P: Perché che cosa? (Interrompendo la scrittura)
T: Perché che?? Ooooh!! Perché…dai dispiaceri che avreta perché… è aggettivo qualificativo, no?!
Perché dovete lasciare nostro nipote, che gli zii che siamo noi, medesimo di persona; (Peppino si asciuga il sudore...) ma che stai facendo una faticata che ti asciughi il sudore?....che siamo noi medesimi di  persona vi mandano  questo (alzando il pacchetto con le mani ), perche' il giovanotto e' studente che studia, che si deve prendere una laura........
P: laura....
T: laura. Che deve tenere la testa al solito posto, cioe'....
P: Cioe'...
T: Sul collo. Punto, punto e virgola, un punto e un punto e virgola.
P: Troppa roba!
T: Lascia fare! Che dicono  che noi siamo provinciali, che siamo tirati.
P: Ma è troppo!
T: Salutandovi indistintamente... salutandovi indistintamente... sbrigati!!! Salutandovi indistintamente, i fratelli Caponi che siamo noi...apri una parente e dici che siamo noi, i fratelli Caponi.
P: Caponi.
T: Hai aperto la parente? Chiudila!
P: Ecco fatto.
T: Vuoi aggiungere qualcosa?
P: Io, insomma, senza nulla a pretendere, non c'è bisogno....
T: In data odierna?
P: Eh, ma poi?
T: Ma no, va bene', si capisce.
P: Si, si, si capisce.


La lettera di Totò e Peppino: il ruolo di Peppino e un consiglio  per una diversa visione



Peppino e la faticata dello scrivere la lettera Peppino e la "faticata" della lettera


La scena della lettera di Totò e Peppino è dominata dal grande Totò. Sarà per il tono  con il quale detta la lettera e impartisce disposizioni varie al fratello Peppino, sarà per le lezioni di sintassi,  grammatica e punteggiatura che elargisce, sarà per  la sua sicumera, con le dita nel taschino del panciotto e  il suo cipiglio, ma Totò monopolizza la scena e attrae l’attenzione dello spettatore. Peppino svolge nella scena della lettera, in apparenza,  il classico ruolo della spalla, sia pure di altissimo livello.
Nella realtà l'importanza del  ruolo di Peppino nella scena della lettera è paritaria a quello di Totò: è eccezionale la sua interpretazione del contadino poco avvezzo all'uso della penna e messo quindi in gravissima difficoltà dal  dover scrivere anche   poche righe. Ecco quindi un consiglio per chi ha la possibilità di  rivedere la famosa scena della lettera del film Totò, Peppino e la Malafemmina: concentrate la vostra attenzione su Peppino e non guardate Totò
Peppino all'ultimo rigo della lettera Peppino all'ultimo rigo della lettera

 
Osservate come "fatica" a scrivere la lettera, arrivando a sudare abbondantemente.

Osservate ancora come all'inizio scriva in maniera "larga", poi si accorge che lo spazio  sta finendo e, non pensando per nulla a prendere un altro  foglio, prosegue a scrivere sempre più piccolo, sempre più piccolo e sempre più storto. 

Da tenere presente che la scena della Lettera di Totò e Peppino sembrerebbe che sia stata girata "all'impronta"; così almeno ha riferito il testimone Teddy Reno, che in quel film interpretava il nipote dei fratelli Caponi.
Notate quindi come Peppino "regga la botta" perfettamente a Totò e alle sue improvvisazioni, inserendosi con qualche battuta di sua creazione; ricordiamo, ad esempio, l'equivoco della "insalata" (confonde "vi consoliate" con "con l'insalata"), il commento "troppa roba!" all'abbondanza di punteggiatura proposta da Totò, il "senza nulla a pretendere" finale.


La lettera di Totò e Peppino: un’interpretazione “malevola”





Esaminate la frase della lettera:
Scusate se sono poche, ma settecentomila lire ci fanno  specie che quest'anno, una parola, c'è stato una grande moria delle vacche come voi ben sapete.

Ragioniamo prima sull'utilizzo del termine "specie"; Totò usa questa parola con una doppia valenza: in primo luogo "specie" è collegato a "ci fanno"; sta in effetti utilizzando l'espressione molto comune: "un fatto ci fa specie" e quindi "settecentomila lire ci fanno specie".
Contemporaneamente però "specie" si collega al periodo seguente, come avverbio: "specie che quest'anno c'è stata la moria delle vacche".
Totò quindi pronunciando una sola volta la parola "specie" se ne avvale in due periodi diversi.

Proviamo ad ipotizzare che la stessa "tecnica" venga utilizzata  per l'espressione "come voi" nel  periodo successivo.
Ebbene avremmo che "come voi" non solo si collega al successivo "ben sapete" per formare la frase "come voi ben sapete", ma si collegherebbe anche alla frase precedente "C'è stata una moria della vacche" determinando l'espressione offensiva "C'è stata una moria delle vacche come voi".
La frase sarebbe in linea con la tendenza di Totò alle battute a doppio senso ed alla considerazione che, almeno  in quel momento della storia, gli zii Caponi avevano della fidanzata del nipote, per l'appunto una "malafemmina". 


Dai un'occhiata anche a queste nostre altre pagine
:

Totò, Peppino e la Malafemmina

La lettera di Troisi e Benigni al Savonarola

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