Siamo nel terzo atto della commedia; è sera e dopo lunghe ed affanose ricerche finalmente è stata trovata la medicina che può salvare la vita alla piccola Rituccia, la figlia di Gennaro e Amalia Jovine. Il medico, dopo avergliela somministrata, è fiducioso per il decorso della malattia, ma tiene a precisare che bisogna aspettare qualche ora per dire che il pericolo è scongiurato: "Mo ha da passà 'a nuttata. Deve superare la crisi".
Seguono alcuni dialoghi tra i protagonisti, il più importante tra questi è quello tra Gennaro e la moglie. Siamo alle ultimissime battute, riportiamo il testo di quest'ultimo scambio con i commenti dello stesso Eduardo:
Le offre una tazzina di caffè. Amalia accetta volentieri e guarda il marito con occhi interrogativi nei quali si legge una domanda angosciosa: "Come ci risaneremo? Come potremo ritornare quelli di una volta? Quando?". Gennaro intuisce e risponde con il suo tono di pronta saggezza: "S'ha da aspettà, Ama'. Ha da passà 'a nuttata".
Sono due i significati che sono stati attribuiti alla famosa frase: il primo fa riferimento alla particolare situazione storica vissuta in quel momento dal Paese distrutto dalla guerra; quindi Ha da passà 'a nuttata si riferisce in questo caso all'Italia che deve superare il momento tremendo che sta vivendo per risorgere e costruire il suo futuro.
Il secondo significato più generale è quello con il quale la frase viene oramai utilizzata nel linguaggio comune; quindi con Ha da passà 'a nuttata si intende che si sta attraversando un periodo difficile, ma si è sicuri che se ne può uscire fuori: si deve avere solo pazienza, deve passare questo momento senza luce.
In ogni caso, la frase è di sicuro improntata all'ottimismo,
così come ottimista era il medico di Rituccia che l'ha proposta. La notte, per buia che possa essere, ha una durata limitata. Dopo arriva sempre il sole e nasce sempre un nuovo giorno.
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